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Chi siamo


Chi siamo: il Giardino dei Ciliegi, una storia, una pratica politicoculturale

“Un giorno, di cui non posso scrivere al presente, i ciliegi saranno fioriti”, è l’inizio del romanzo Guasto di Christa Wolf (1987), dopo una delle più grandi catastrofi ecologiche, Cernobyl, sinonimo di guasto capace di investire il futuro del pianeta: la scrittura di Wolf cerca di affrontare l’angoscia immaginando un mondo differente, da qui il giardino dei ciliegi, una teoria/pratica politica che dal 1988 vuole contribuire a cambiare la società ed i rapporti fra donna e donna, fra donna e uomo, fra divers*, come mostra l’Annuario che ogni anno racconta gli incontri organizzati.

La storia del Giardino è segnata anche dai conflitti per tenerlo in vita, dal nomadismo fra sedi diverse ma soprattutto dalle relazioni. Così il Giardino è diventato sempre più un collettivo di lavoro che si articola in una pluralità di iniziative e progetti, perché nomadi siamo fra culture, realtà, problematiche. Dai temi dell’intercultura e della pace, alla qualità del vivere urbano, ai testi femminili di culture differenti, il Giardino, crocevia di esperienze e di elaborazioni, ha accolto nel tempo – e continua a farlo - momenti di riflessioni, performance, incontri, dibattiti. Dal 2005 il Giardino ha contribuito alla nascita della Libera università di donne e uomini intitolata a Ipazia - la scienziata e filosofa alessandrina vissuta che fra il IV e il V secolo d.c. - che si dedica soprattutto ai temi della città (Città reale/città possibile).

Il Giardino quindi, come luogo e come progetto. Come luogo ha conosciuto tre sedi diverse, in un rapporto non sempre facile con le istituzioni, che però ne hanno riconosciuto il ruolo culturale e sociale. Come progetto ha conosciuto l’evoluzione della riflessione e della pratica politica delle donne, sempre all’interno del movimento delle donne, come soggetto politico collettivo, e ai femminismi, come cornice di riferimento teorico. Per i vent’anni nel 2008, abbiamo organizzato tre giorni sui femminismi, articolati in alcuni momenti, con intrecci fra generazioni diverse, per riflettere su come le teorie e le pratiche politiche femministe reagiscono di fronte agli interrogativi del presente, per la complessità sia del progetto migratorio femminile, sia della varietà di discorsi sulla sessualità, sia dei temi creati dalle trasformazioni del lavoro. Le tematiche sono state riprese nel 2014 con un Convegno che ha visto il confronto/scambio fra tante donne di varia età e formazione.

Cerchiamo di stare nel presente con sguardo critico, per vederne sfaccettature e crepe, nella consapevolezza che una città ha bisogno di luoghi di riferimento, per permettere a ogni cittadin* di leggere il territorio. Nonostante l’accanimento con cui politici e urbanisti hanno cercato (e cercano) di cancellare il segno dal territorio, ci sono luoghi d’incontro là dove i corpi sanno del divenire e delle passioni. Lo è Il Giardino dei Ciliegi dove nelle crepe di spazi corrugati, polimorfi e mutevoli dell’orizzonte urbano, in  una città reale ed immaginata alla luce di altri ideali (dall’ intercultura, alla pace, al fare-città….) continua il nostro cammino di donne – in dialogo con altre e altri - contro la perimetrazione degli spazi, contro le logiche di appartenenza identitaria che determinano chiusure e razzismi, visioni egocentriche ed escludenti, per contribuire invece a favorire una città intessuta di trame relazionali, attraversata da socialità in movimento, dove le differenze diano luogo a dialogo e non più a processi di emarginazione.

Il collettivo di lavoro, consolidatosi negli anni (Luisa Bianchi, Anna Biffoli, Liana Borghi, Sandra Cammelli, Marisa Del Re, Fiammetta Gori, Maria Letizia Grossi, Anna Miliotti, Silvia Porto, Anna Picciolini, Monica Sarsini, Alessandra Vannoni), continua – insieme alla nuova presidente Clotilde Barbarulli - a curare le attività politico-culturali che vanno da seminari e scuole estive di intercultura e genere, a incontri sul precariato, sulla violenza contro le donne,sui femminismi, sul vivere urbano, sulla crisi che attraversa il progetto dell’Unione Europea, sulla prevalenza dell’economia sulla democrazia, sulla precarietà, sulle scritture e poetiche femminili, sulle politiche del’accoglienza, sull’adozione, a dibattiti con politiche, a workshop sulla pubblicità e gli stereotipi, a incontri di scrittura con le detenute di Sollicciano. Infine mostre di pittura e scultura, spettacoli teatrali. proseguendo nel lavoro iniziato con Mara Baronti, presidente dell’associazione e scomparsa di recente.

La soglia che ci divide/ci unisce alla strada di via dell’Agnolo non è una barriera, ma si apre ad un cosmo di incontri ed esperienze, si apre a quante/i desiderano fare un’altra politica, e quella strada su cui non troppo tempo fa si affacciavano le prigioni, si trova ora ad accogliere – come già la piazza dei Ciompi – voci, risate, discussioni appassionate… che continuano ad interrogare un tessuto urbano in trasformazione per cercare di mobilitare la Storia e le politiche istituzionali, attraverso reti, pratiche, movimenti.