Questa � la storia di Imoinda e dei Caraibi
[xviii].
� anche la storia del processo attraversato da una donna afro-caraibica nel ventesimo secolo per iscriversi nel
(chiuso) paesaggio letterario britannico ed entrare a far
parte di una �catena internazionale�[xix].
Mi fa piacere che un anello
di questa catena internazionale, quello delle preoccupazioni
femministe condivise, abbia portato Imoinda a venire
tradotta e pubblicata in Italia; in tal modo questo testo
pu� crescere, godere di nuove possibilit�, trovare altre
affiliazioni.
Giovanna:
E io non so dirti quanto abbia fatto piacere a Chiara
e me viaggiare dentro al tuo testo e cercare di portarcene
un po� a casa con la nostra traduzione: � stata anche la
nostra una mediazione culturale condotta con la massima
attenzione e piena di interrogativi irrisolti rispetto a
come negoziare la creolizzazione che di fatto si propone
alla nostra lingua e cultura con la traduzione di Imoinda.
Quanto portare il pi� possibile intatto al di qua
dell�oceano, quanto invece trasformare per riuscire a
comunicare meglio... le nostre due culture sono molto
distanti anche se condividono la terribile storia della
colonizzazione del Nuovo Mondo. La tua storia fa tutt�altro
che soddisfare il bisogno diffuso di storie semplificate
tanto che rifiuta di ridurre persino la storia della
schiavit� a una storia in bianco e nero � la parola �nero�
entra nella tua scrittura e nel tuo pensiero con tutta la
complessit� storica che da sempre la caratterizza e si muove
libera dai vincoli razzisti che la vogliono invece relegata
al monolite dell�alterit�. Solo la nominazione di parole
come �razza� e �nero� in lingua italiana, tuttavia, ci d� il
senso di quanto lavoro di mediazione culturale vada sotteso
con questi termini che tu usi nella lingua inglese in senso
precisamente connotato dal contesto della colonizzazione del
Nuovo Mondo e che possono venire assunti a valore metafisico
in italiano; molto ancora si deve fare per prendere
coscienza politica, non semplicemente filologica, di parole
comuni quali quelle che, per esempio, hai usato poco sopra
tu, �denigrare� e �vernacolare� per coglierne il legame con
il razzismo contro i �neri� e il disprezzo per gli schiavi.
Ma tralascio qui le difficolt� pi� ampie legate all�uso del
concetto di razza e mi soffermo invece su due esempi pi�
specifici legati alla traduzione di Imoinda: il
titolo del libretto e la nominazione dei ruoli legati
all�istituzione della schiavit�.
Nel primo caso la scelta di tradurre Imoinda, or She Who
Will Lose Her Name con Imoinda, colei che perder� il
nome sembra dettata puramente da regole stilistiche
della lingua italiana che suggeriscono di eliminare �or� e
�own� perch� ridondanti. Eppure la concentrazione
dell�italiano produce l�effetto di richiamare l�attenzione
su uno degli aspetti pi� importanti di questa storia:
l�articolazione della complessit�. Nonostante il mondo di
Imoinda sia tradizionalmente il mondo del bianco contro
il nero degli schiavi nelle Americhe, la realt� che riflette
� piuttosto un fitto intreccio di varie diversit� e il
titolo cattura per prima quella di classe, non quella di
razza: Imoinda infatti � anche la storia della
principessa che perde il proprio nome nel diventare schiava
e della sua Serva che invece lo acquista, diventando in
schiavit� la sua compagna Esteizme. La presa di coscienza e
di coraggio della protagonista passano sempre attraverso il
dialogo con Esteizme il cui ruolo � di ascoltare per
mostrare a Imoinda la via da intraprendere. Il testo
rovescia gi� in apertura, a Palazzo in Africa, la gerarchia
di classe e affida proprio alla Serva il compito di
veicolare una conoscenza superiore a quella della
Principessa quando le dice: �My burden is seeing far; /
Watching over you. / My burden is seeing far; / Watching
over you. / So that you can grow, I wait; / Watching over
you�[xx]
;
successivamente, a bordo della nave schiavista, con la
stessa sicurezza ma con tono e registro diversi, e con la
forza del nome che il testo ora le conferisce, sar� sempre
lei a spiegare alla padrona che ora sono sorelle: �IMOINDA: are these?
[...] ESTEIZME: Eat! Our new family awaits you. / Shipmates
all: our family in sorrow� (Imoinda...
86-7)[xxi]
;
e alla fine, nella
piantagione, sar� ancora Esteizme a portare Imoinda a
scegliere la vita, nonostante tutto:
ESTEIZME:
You have the
pikin to think of.
IMOINDA:
Death is better. [...]
IMOINDA:
I have seen
beautiful humming birds (Music � �Moon Witness�)
sipping the
life sustaining nectar.
Just so once, I
took all I needed.
Now no more.
The birds are free. Not me. (panting)
Dun coloured
cows with baleful eyes
stand still in
the storm.
They are bred
as it suits their owners.
Not me; I would
rather die. (her panting quickens)
What is this
pain that gnaws at my insides?
Gracious death,
I embrace you!
Esteizme, take
my hand.
I feel a fierce
burning deep inside me.
ESTEIZME
Take my hand. Tighter.
It is the pikin.[xxii]
Mentre Imoinda partorisce, la voce di Esteizme si intreccia
con quella di una Donna prima al singolare e di Donne
successivamente soggetto plurale, a sottolineare l�aspetto
femminile di questa comunit� che sceglie la vita:
WOMAN:
In order to
cross the river (MUSIC � �Her Back A Bridge�)
We first must
build the bridge.
CHORUS:
And bridges
come in different size
shape and look
but are bridges for all that.
WOMAN:
Your back, my
child is a bridge.
Push! Let it
come. Let it breathe.
IMOINDA:
No! Unless I
know it is a son
to wreak rough
vengeance upon a father.
Besides, I�ll
have none but a warrior.
WOMAN:
Your back, my
child is a bridge.
CHORUS:
And bridges
come in different size
shape and look
but are bridges for all that.
WOMAN:
Your back, my
child is a bridge.
Push! Let it
come. Let it breathe.
IMOINDA:
No! No! Not in
this cursed place!
No! I say
again. Not in this cursed place!
Not yet! Not
ever! Nooooooooooo!
WOMAN:
Your back, my
child is a bridge. (MUSIC � �Sleeping
Volcanoes�)
Push! Let it
come. Let it breathe. (Women circle)
WOMEN:
Push! Let it
come. Let it breathe
We sleeping
volcanoes; we women.
CHORUS:
We slumbering
volcanoes,
seemingly so
unmoved and unmoving.
WOMEN:
See how serene
we seem at times to be;
beautiful even,
some moments.
Push! Let it
come. Let it breathe!
IMOINDA:
No! Cover me in
coconut branches
when I die.
WOMEN:
We sleeping
volcanoes; we women
CHORUS:
Sleeping
volcanoes; our women, our men
and when we
erupt, rumble
spit stones of
words; pour fires of rage
then you know
we are not stone.
WOMEN:
Then you may
know we sleeping volcanoes
are tender,
thoughtful, suffering
but not endlessly.
IMOINDA:
Bury me
beneath. Ahhh! (Screams. A baby�s cry is heard)
ESTEIZME:
No! Not yet
death! Listen! A baby�s cry!
WOMAN:
New life! Where
there is new life there is hope.
ESTEIZME:
A girl! And
hope for new life again.
IMOINDA:
A girl? Will
all you she gods not hear me?
A girl born
subject to such misery!
WOMAN:
Yet it is life
given; for one taken.
This land may
still claim the final victory.
IMOINDA:
Though this be
only life of sorts,
In this new
place, I have chosen life. (They pass the baby round)
(MUSIC �
�Tasted Sorrow� theme)
CHORUS:
River Volta:
Listen!
River Nile:
Listen!
River Gambia:
Listen!
River Niger:
Listen!
River Congo:
Listen!
The waters of
five rivers:
Listen!
Witness a first rite completed.[xxiii]
Imoinda
� una storia che esplora il significato del potere, sia
inteso come dominio che come empowernment, perci�
smonta radicalmente la logica razzista del bianco e del nero
che ha sostenuto l�istituzione della schiavit� e ci consegna
altre parole per ricordarla e comprenderla. Gi� in Africa,
il potere del Re � diverso da quello del Capo, quello di Oko
diverso da quello di Imoinda e poi nella piantagione a
dividere l�umanit� in due non � il colore della pelle ma il
fatto che c�� chi la frusta la d� (il Conducente) e chi la
riceve (Oko). Joan Anim Addo non poteva tollerare il
silenzio che Aphra Behn aveva imposto a Imoinda, consapevole
che la frusta non ha potere assoluto, infatti non pu�
cancellare la memoria, e quindi si � coniugata con Imoinda
per far modo che il suo raccontare divenisse un
raccontar(si), come bene vediamo nella prima stanza della
sua poesia My Imoinda:
Looking into
her eyes
my soul takes
fire;
soars to reach
the sky.
Don�t catch me;
let me rise
until I fall again.
Don�t catch me.[xxiv]
Rompere il silenzio diviene quindi chiaramente anche un atto
cognitivo, come si legge nella conclusione a Creation
Story:
Now in a space
she claims
that feels
sometimes
like home
a woman poet of
the new tongue
at evening time
sings alone
And whilst
others not too distant
hearing notes
of fluid pain
pause puzzling
she gives voice
that soars on
high calling
won�t you,
won�t you
trace the scars
of my knowledge
with your
fingers
to begin our
knowing?[xxv]
Si tratta perci� di una atto di empowernment, capace
di fornire forza per il presente e il futuro, non
semplicemente di revisionismo storiografico. Questi versi
possono essere letti con in mente l�incipit di Creation
Story: �In that beginning there was silence�[xxvi],
un silenzio
interrotto dalla voce della poeta che canta da sola. Ma sono
i versi di Storyteller a teorizzare l�obbligata
coniugazione di storia, gender, narrazione e musica per
arrivare a questa conoscenza e consapevolezza che sono
fonte di empowernment:
she weaves a tale so fine
so sad
so beautiful in the telling
of a people
with a story so terrible
it could only be known
through story; / so painful,
only a song could capture it
without bruising those who heard.[xxvii]
Confrontarci a nostra volta,
seguendo l�esempio di Anim-Addo, con Imoinda e con la
storia della schiavit� africana che � anche e senza
contraddizione la nostra storia, ci permette di abitare un
luogo nel quale le nostre definizioni di conoscenza,
identit� e realt� vengono messe in discussione dal fatto
evidente che il dato materiale risulta prendere forma con il
costruirsi di una rete di narrazioni.
Tradurre Imoinda in italiano, come ho fatto insieme a
Chiara Pedrotti � stato un modo per accettare tale
confronto. Ha significato non solo abitare lo spazio che
separa questo testo da Oroonoko, ma anche assumerne
il posizionamento: gender-izzare e creolizzare la realt�
della schiavit� africana equivale a porsi in un�ottica
trasversale, relativa e multipla, capace di fare a brandelli
il binarismo razzista e patriarcale che l�ha resa possibile.
� stata una ricerca di parole legate a questa storia che la
lingua italiana non offre gi� pronte � come � il caso dei
ruoli assegnati a chi controlla il potere all�interno
dell�istituzione schiavista della piantagione: per esempio,
non � stato semplice scegliere come nominare il driver
che conduce il carro di schiavi sul luogo di lavoro, di
colui che detiene il potere della frusta, e che tuttavia
essendo africano � a sua volta soggetto al potere dell�overseer,
il sorvegliante bianco che nelle piantagioni dei Caraibi, a
differenza di quelle degli Stati Uniti, faceva le veci del
padrone (Massa), visto che quest�ultimo preferiva
mantenere la residenza in Inghilterra. Siamo consapevoli che
�Conducente,� �Sorvegliante� e �Padrone� non sono scelte
felici, soprattutto stilisticamente, ma abbiamo anche voluto
fare in modo che l�italiano strida piegato dalla �frizione
creativa� cui Imoinda lo costringe. � stata pertanto
la ricerca di portare un�esperienza �altra� dentro la nostra
lingua. Non ho potuto fare a meno di pensare a Donna Haraway[xxviii] che mi ha insegnato a considerare le figurazioni
linguistiche come immagini performate, e allora � con
sguardo queer e creolizzato[xxix],
di sghimbescio, senza pretesa n� di neutralit� n� di ricerca
della verit�, che con Chiara abbiamo tradotto Imoinda,
senza dimenticare Oroonoko e vogliose di imparare a
riscrivere una storia che �senza contraddizione� � anche
nostra. Altro non si pu� comunque fare traducendo: � un
lavoro ai margini, che attraversa il testo senza potervisi
fermare, lo coglie di striscio in maniera assolutamente
temporanea, e nel suo errare si pone sempre a comunque dalla
parte del torto � una traduzione non � mai �quella giusta�,
per quanto bella sia. Tradurre � un po� come navigare:
compaiono nodi, links, percorsi, il viaggio assorbe
specifiche realt� che hanno fondamento materiale e riflette
l�espressione di un desiderio infinito. Tradurre significa
entrare in una trattativa continua tra lingue e tra culture
nel tentativo di occupare almeno per un attimo quello
�spazio intimo� che si nasconde tra le pieghe della retorica[xxx] e consente di
tradurre non soltanto parole ma anche culture, cercando di
evitare, da un lato, di ridurre realt� a noi lontane e poco
note ad un esotica e monolitica alterit�, e dall�altro, di
diffondere acriticamente nella lingua italiana contemporanea
termini che appartengono a una realt� storica razzista e
colonialista ben specifica nella lingua inglese.
In Imoinda, non
dimentichiamolo, la tragedia della schiavit� viene cantata
in musica, celebrata con una danza che ci ricorda:
nonostante tutto, gli schiavi sono sopravvissuti! Questa
storia che trascende la pura mimesi esprime anche il
desiderio, il quale, concepito come forma di conoscenza,
articola il rapporto tra storia e identit�. Quindi nemmeno
nella realt� incatenata della piantagione gli esseri umani
sono semplicisticamente divisi tra �bianchi� e �neri�:
invece la linea di separazione viene data � in modo
performato e non essenzialista � dalla frusta: da una parte
chi la usa, dall�altra chi la subisce. E il testo ripete che
quello della frusta � un potere limitato: ci� che si ricorda
non pu� venire cancellato dalle frustate. Imoinda
celebra la memoria contro la morte, che troppo spesso la
nostra cultura contrappone al desiderio di immortalit�.
Imoinda non insegue questo desiderio, ma fa ricorso a una
narrazione capace di mescolare mito e fatto, capace di non
dimenticare. Per questo trover� la forza, con l�aiuto di
tutte le altre donne, di dare alla luce sua figlia � una
figlia destinata a non dimenticare, perch� con lei i popoli
africani deportati nel Nuovo Mondo e qui trasformati in
�razza nera� cominceranno a farsi etnia, a crearsi una
propria cultura che dalla schiavit� non pu� prescindere ma
da essa e dal razzismo che la sottende si sapr� liberare.
Come dice Joan: bisogna far
festa, perch� nonostante tutto ce l�abbiamo fatta e ci siamo
ancora. Ecco perch� il romanzo del 1688, nel 2000 �
diventato opera musicale: una notizia cos� bella non si
poteva che cantare e danzare appropriandosi in modo
carnevalesco di uno dei codici espressivi classici della
cultura europea, l�opera musicale italiana, naturalmente
sottoposta a un processo di creolizzazione che vede il �bel
canto� alternarsi e fondersi con i tamburi. Musicare questa
storia non � una scelta: il perch� lo leggiamo ripetutamente
nel libretto che sottolinea in pi� modi come solo la musica
possa viaggiare libera e solo i tamburi possano dare voce
alle lingue tagliate degli schiavi.
Joan:
Nella catena di questo libretto d�opera vanno tenuti ben
presenti gli anelli musicali. La �poetica della relazione�
sviluppata da Glissant coniuga teoria della storia caraibica
e poetica caraibica ponendo al proprio centro la
comprensione della natura dei collegamenti noi autori
afro-caraibici ci troviamo ad affrontare devono negoziare
tra questi nodi di collegamento. Perci�, la lingua creola e
la lingua inglese segnano il mio viaggio dentro l�inglese
del testo di Behn. Sono consapevole della conoscenza
condivisa che il viaggio di Imoinda rappresenta: la immagino
parlare la lingua ga in Africa e poi cercare di capire
olandese, spagnolo, inglese e francese sulla nave
schiavista: la sua conoscenza condivisa deve essere una
parlata multilingue e tutta l�esperienza della schiavit� �
esperienza di questa condivisione; � storia di Aphra Behn
quanto mia e, come evidenzia Brathwaite, il processo di
creolizzazione � a doppio senso.[xxxi]
Ma la differenza sta
nel fatto che nel 1688 Behn non poteva immaginare che noi
saremmo sopravvissuti. Lei non lo sa che Imoinda �
sopravvissuta, che non � stata zitta e che sua figlia ha
generato a sua volta discendenti che stanno ri-scrivendo
questa storia condivisa. Imoinda con la maternit� accetta
l�Altro che sta dentro di lei, accetta il proprio io
creolizzato attraverso lo stupro e quindi rappresenta per me
una conoscenza catapultata in uno spazio nel quale, pur
insicura di s�, si trova posizionata all�interno di una rete
di madri che le offrono sostegno per sopravvivere in quel
nuovo mondo di terrore che fu il mondo creolizzato. Il testo
scritto � creolizzato e parla al plurale per tradizioni
diverse; forse dovremmo chiederci fino a che punto questi
siano testi oppure forme di mediazione. Le condizioni che
governano la produzione letteraria delle donne
afro-caraibiche, anch�esse parte di una relazione prodotta
dalla schiavit�, offrono ancora un accesso precario ai mezzi
di pubblicazione, tant�� vero che una scrittrice inglese /
creola che vive in Gran Bretagna trova pi� facile accedere
alla pubblicazione in Italia, specie se il suo testo si
propone di gender-izzare oltre che di creolizzare
l�originale. Imoinda � per me una ri-scrittura tesa
ad inscrivere l�identit� caraibica, creolizzata,
gender-izzata nella storia e questo ritengo sia un atto di
mediazione culturale che si compie all�insegna della
complessit�.
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[i]Joan Anim Addo, Imoinda, or She Who Will Lose Her
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Giovanna Covi e Chiara Pedrotti, nell�Appendice con
testo originale a Voci Femminili Caraibiche e
Interculturalit�.
[ii]Per
l�ottima traduzione, il ricco apparato
storico-biografico e la stimolante presentazione
critica del testo, rimando all�edizione bilingue:
Aphra Behn, Oroonoko or the Royal Slave /
Oroonoko schiavo di sangue reale, a cura e con
traduzione di Maria Antonietta Saracino.
[iii]
Toni
Morrison elabora le implicazioni teoriche del
termine �rimemorizzazione� in Playing in the
Dark: Whiteness and the Literary Imagination;
tr. it. Giochi al buio.
[iv] Si veda �douard Glissant, Caribbean Discourse,
pp. 66-67.
[v]
CONDUCENTE:
Tutte le
sere ti fermi qui.
Questa
sera ti fermer� la frusta
prima
che il chiaro di luna si posi sulla tua coda in
fiamme
o che il
moschetto e la polvere del padrone
vi
lascino un buco cos� grande che neanche una mano lo
pu� tappare.
OKO:
Non temo
le macchine da guerra;
Io sono...
ero.
CONDUCENTE:
S�, tu
eri! Lo so. Ti conosco.
OKO:
Ci
conosciamo? Spiega.
CONDUCENTE: (Ride)
Come
cambia il tempo. Guardaci qui!
Non si
sarebbe immaginato sotto il sole della Guinea
quanto
ci avrebbe cambiato il tempo.
OKO:
In nome
della sacra memoria della Guinea...