Le due facce del Rinascimento
Recensione di Ekaterina. Una schiava russa nella Firenze dei Medici, di Marialuisa Bianchi,
End edizioni, 2017, pag. 380.
Maria Letizia Grossi
Ingenua, a tratti disperata, ma sempre fiera e curiosa del mondo, la schiava Caterina, come la chiamano i fiorentini, è l’immagine stessa della capacità femminile di non arrendersi alle circostanze.
Questo interessante romanzo storico di Marialuisa Bianchi, attraverso la figura di una giovanissima ragazza russa, giunta come schiava nella Firenze rinascimentale, ci fa percorrere la città nel fulgore della sua epoca d’oro, comunicandoci, con gli occhi di lei, lo stupore per la bellezza e l’arte profuse a piene mani su palazzi, piazze e lungarni, ma mostrandoci anche il lato oscuro e violento dell’epoca. Un Rinascimento degli ultimi, e ancor più delle ultime, le più deboli, le donne e in particolare le schiave.
Il fenomeno delle giovani sottratte alle famiglie, o da esse vendute, e usate nelle case dei ricchi e potenti quali serve, badanti, balie, oggetti sessuali per i padroni, era diffuso nel Quattrocento, non solo a Firenze. Tuttavia è un fenomeno poco conosciuto, quasi rimosso da una storiografia fino ad alcuni decenni fa prevalente maschile. Le voci delle persone emarginate, quelle della maggior parte delle donne e certo delle schiave, sono svanite, non consegnate alla scrittura, per questo spesso è la narrativa a incaricarsi di far risuonare nelle nostre emozioni quelle vite depredate e cancellate. Che ci richiamano a situazioni purtroppo ancora drammaticamente attuali.
Il bel libro di Marialuisa ci offre un personaggio femminile ben delineato, una ragazza venduta, vessata, violata, ma che conserva una inesauribile vitalità, che impara a scrivere, che è curiosa di tutto e soprattutto che continua fino all’ultimo a lottare per la libertà.
Medievista di formazione, l’autrice ha lavorato su una documentazione accuratissima dando vita a un romanzo illuminante su luoghi e costumi dell’epoca, fin nei minuti e gustosi particolari. La lingua adeguata all’ambientazione e la precisione dei riferimenti restituiscono il colore, i sapori, l’atmosfera del tempo. Ci sentiamo dentro la Firenze quattrocentesca, descritta nelle sue abitazioni e strade, dalle più lussuose a quelle più oscure e torbide, brulicanti di commercianti minuti, gaglioffi, servette e prostitute. Nella seconda parte la scena si amplia fino alla val Tiberina e a Siena, in un crescendo di avventure che volgono al picaresco. La cosa difficile, ma riuscita, è che la storica non sopravanza la narratrice, perciò le avventure di Ekaterina sono avvincenti, incantano e incuriosiscono. Al percorso di conoscenza intrecciano i sentimenti. Dal dolore al coraggio, all’amore. Con un finale aperto che fa venire voglia di continuare a leggere.
(Leggere Donna, 179, 2018)