Il progetto 2004 – “Genere, diversità, culture”
Villa Fiorelli, Prato
Parco di Galceti 28 agosto 4 settembre 2004
“Questo viaggio ci renderà più simili e più diversi, e la grande babele delle culture e dei linguaggi si trasformerà in un laboratorio collettivo di culture nuove, di nuovi linguaggi….
Ad una globalizzazione esclusivamente finanziaria e devastante per il Sud del mondo opponiamo un’altra globalizzazione, fondata sullo sviluppo delle potenzialità della specie umana. E sul terreno complesso del multiculturalismo intendiamo sviluppare processi attivi di valorizzazione delle differenze, perché anche la diversità è un diritto di cittadinanza”.
Dal Secondo Manifesto di Porto Franco
Nei vocabolari italiani prevale – per diversità – l’accezione relativa all’essere né uguale né simile, quindi il contrario dell’identico. Il problema del diverso risale al mondo antico con la distinzione fra civile (greco o romano) e barbaro. Nei significati più recenti, indica la condizione di chi è – o considera se stesso, o è considerato da altri – diverso, con riferimento agli handicappati, omosessuali, emarginati, ecc. L’Altro, nella nostra cultura eurocentrica, è stato, di volta in volta, il primitivo, la donna, il pazzo, l’omosessuale, poi ora l’extracomunitario. La logica del nemico e del capro espiatorio si traduce nell’esclusione – se non nella violenza – nei riguardi del diverso e dello straniero.
Superate le dicotomie, emerge però il valore dello spazio-tra, fatto di una molteplicità di differenze che possiamo rileggere come luogo della diversità, della differenziazione, dove molte domande emergono.
Esiste veramente una “sorellanza globale”, come ha sostenuto certo femminismo occidentale? è una questione di parità uomo-donna? o non è anche piuttosto una questione di parità locale-globale fra di noi? come abbiamo guadagnato le nostre 500 ghinee? (Spivak)
Devenir femme….? Diventare nativa in un paese “altro”? Per Spivak significa sia entrare responsabilmente in una comunità di altri, sia adempiere al compito immaginativo di muoverci fuori da noi stesse con manovre sorprendenti e inaspettate dirette verso la collettività.
In che modo noi Fiorelle ci sentiamo di appartenere a una “genealogia della globalizzazione”?