A cura delle amiche del Giardino dei Ciliegi
Quando Benedetta ci lasciò nel 2005, scrivemmo nell’Annuario del Giardino dei Ciliegi: “Ci piace ricordare Benedetta come una di noi”.
Era femminista e metteva in pratica il femminismo, sentiva sulla pelle le questioni dell’aborto, violenza, autodeterminazione. Voleva che tutte le donne conoscessero quello che altre donne avevano scritto e continuavano a scrivere, era convinta che con la letteratura si facesse politica, forse ancora più che nei partiti o nel sindacato, di cui lei faceva comunque parte. Dal 1988, anno, in cui un gruppo di donne dell’allora PCI, fondarono il Giardino dei Ciliegi, Benedetta rimase sempre una socia attiva e dobbiamo al suo costante impegno l’intreccio di relazioni fra l’Associazione e i vari soggetti sociali e istituzionali con cui lavorava politicamente.
Faceva parte della redazione del “Numero mensile del Giardino dei Ciliegi” e contribuiva alla sua stesura. Lavorava nel gruppo Differenza dove, fra l’altro, aveva contribuito alla preparazione del seminario L’ordine simbolico della madre (con Luisa Muraro), di cui era una delle relatrici e curò la redazione degli atti insieme ad altre amiche; si occupò, sempre con altre amiche, anche della redazione degli atti del ciclo d’incontri Mamma non mamma: donna – Possibilità limiti scelte nel percorso sessuato.
Collaborò e curò il servizio telefonico “Diritto e Rovescio”, un progetto con cui il Giardino dei Ciliegi faceva scorrere “il filo della fattiva solidarietà, da donna a donna”, mettendo a disposizione competenze proprie ma anche di medici e legali. Nonostante ricoprisse incarichi istituzionali (assessora alla cultura al comune di Campi Bisenzio dal 1985 al 1988) mantenne sempre un forte legame con l’Associazione e le donne che ne facevano parte, curando l’Annuario che ogni anno veniva da lei redatto. Era sempre stata una comunista convinta, per lei il comunismo era l’idea di una società basata sulla solidarietà e sull’uguaglianza, sulla giustizia e la libertà e per questo lottava politicamente affinché tutti e tutte avessero pari diritti; aveva fatto parte del Consiglio di fabbrica de “La Nuova Italia” dove aveva lavorato.
Non aveva mai smesso di credere che fosse possibile vivere in un mondo di pace e s’impegnò molto per questo dentro l’Associazione; nel 1993 fece parte del gruppo fiorentino “Io digiuno”, insieme ad altre amiche del Giardino, in occasione della giornata internazionale per la pace in Bosnia e in solidarietà di tutte le vittime dell’ex Jugoslavia. Si era sempre battuta politicamente per la laicità nella società e nello stato, temi molto cari al Giardino dei Ciliegi, in cui lei si era impegnata; faceva parte anche della Comunità dell’Isolotto (l’Isolotto era il quartiere, dove aveva abitato per tanti anni) e con la Comunità aveva partecipato nel 1987 al “Convegno nazionale delle comunità cristiane di base italiane”; era stata una delle relatrici, era convinta che dovesse esserci laicità anche nella chiesa. Il suo grande pregio era quello di sapere intrecciare percorsi diversi fra donne, perché come diceva “da tutte loro dipende il mio agio di stare al mondo”.
Si confrontava sempre con le donne e viveva le contraddizioni della politica istituzionale riflettendo insieme sulle questioni sociali e sui diritti individuali; fondamentale per lei erano i diritti delle donne anche di quelle “dell’altra parte del mondo”, mai ‘barattò’ le sue idee per convenienza. Donna di cultura, amava la musica e l’arte e non si lasciò ‘intimidire’ nemmeno quando, nelle lotte politiche del ’68, pareva contare solo “la centralità operaia”: non cancellò dal cuore i bisogni reali, ma nemmeno i sogni e i desideri.